di Valeria Frezza
Fonte: Micromega
di Valeria Frezza
Fonte: Micromega
Si è costituito il 17 aprile, presso lo Studio Notarile Fanfani-Pellegrino di Roma, il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato, il cosiddetto Rosatellum.
Ne dà notizia l’ex senatore liberale Enzo Palumbo che, con Paolo Antonio Amadio e Sergio Bagnasco e in sinergia col compianto sen. Carlo Felice Besostri, ha curato la stesura dei quesiti referendari
Il comitato promotore è presieduto da Elisabetta Trenta, presidente d’onore è Giorgio Benvenuto, la vicepresidenza è affidata a Vincenzo Palumbo, Raffaele Bonanni, Sergio Bagnasco. La segreteria organizzativa è affidata a Riccardo Mastrolillo, Luigi Spanu e Thomas Agnoli. Il tesoriere è Pietro Morace.
Tra i numerosi componenti, Enzo Paolini, Marco Cappato, Nella Toscano, Paolo Antonio Amadio, Nicola Bono, Erminia Mazzoni, Mario Walter Mauro, Francesco Campanella, Mauro Vaiani, Matteo Emanuele Maino.
Martedì 23 aprile, alle ore 17:30, presso la sala stampa di Montecitorio, i promotori del referendum presenteranno agli organi d’informazione i quesiti referendari e la campagna per la raccolta delle firme.
L’ufficio Stampa del Comitato Referendario Per La Rappresentanza
Per info e contatti
3489044343
di Valeria Frezza
di Valeria Frezza & Stefano Colagrossi
Malasanità è un termine sempre più utilizzato nel gergo comune per indicare in realtà la situazione del nostro pregiatissimo sistema sanitario nazionale ma che adesso non funziona più per la continua incuria e mancanza di risorse che nel corso degli anni sono stati tolti e non è stato nemmeno previsto un finanziamento ad hoc in seguito alla pandemia covid-19 dove i tanto "osannati" medici ed infermieri che si sono prodigati per curare i pazienti, sono caduti nel dimenticatoio.
L'articolo 32 che recita testualmente "Art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti", non è più garantito in quanto il malcapitato che deve recarsi all'ospedale per una malattia (anche grave) e che necessita di cure urgenti, si trova spesso buttato per giorni in un pronto soccorso senza ricevere le dovute cure. Abbiamo constatato di persona questa situazione, in quanto un nostro caro prossimo, di soli 52anni, ricoverato in un noto ospedale romano, dopo una pesante settimana trascorsa su una lettiga nel corridoio del pronto soccorso e ricoverato solo dopo che i parenti si sono rivolti alla polizia, ha ricevuto la diagnosi di una grave malattia e nessuna cura. E' deceduto 2 mesi dopo, tra lo stupore anche dei medici, che ancora non avevano ancora programmato le terapie opportune.
Di esempi ne potremmo fare tanti ma ciò che sorprende di più è la totale assenza di dibattito sull'argomento e il disinteresse della politica.
L'aspetto più evidente riguardano i tempi di attesa dove un semplice cittadino per fare una visita od un accertamento diagnostico è praticamente costretto a rivolgersi al privato (che spesso è lo stesso dottore che lavora all'ospedale pubblico) con esborso di soldi che non tutti si possono permettere. Così è evidente che è impossibile fare prevenzione!
Alla fine diventa una guerra tra poveri con accuse reciproche tra persone che appare perfino grottesca.
Sta ad ognuno di noi prendersi cura della propria salute cercando di ripristinare il diritto alla salute di tutti che è venuto a mancare nel nostro paese promuovendo un dibattito su questo tema e spronando i politici ad occuparsene senza bandierine.
di Armando Dicone & Stefano Colagrossi
Qualcuno dei nostri amici ci potrebbe accusare di aver scelto un titolo forte.
Siamo sempre stati moderati nei toni e nel linguaggio, tranne quando qualcuno considera il nostro voto non “utile”. Perchè il nostro voto dovrebbe essere inferiore o non considerato rispetto al altri? La Costituzione non tutela tutti gli individui?
Sono decenni che i promotori della cosiddetta “seconda Repubblica” si inventano sistemi elettorali per escludere il voto dei centristi. Per loro conta solo lo scontro sinistra-destra, o di qua o di là. Un sistema voluto e studiato non per governare, ma per l’autoconservazione della sedicente classe dirigente.
L’ultimo episodio raccapricciante è emerso dal voto in Sardegna: 63.100 cittadini, che hanno scelto la coalizione Soru, sono senza rappresentanza in consiglio regionale. Una legge elettorale con soglia al 10% (per le coalizioni) è assolutamente contraria alle regole democratiche. Perché dobbiamo essere costretti a votare per la coalizione di destra o di sinistra?
Perché il nostro voto è utile solo se “porta acqua” al vostro finto mulino sapendo a priori che le nostre istanze non saranno prese in considerazione?
Domande che spingono tanti elettori a non recarsi alle urne, vedi il voto in Abruzzo.
Stessa dinamica che accade alle elezioni politiche. Il voto per una lista di centro vale meno di un voto dato ad una lista collegata alle coalizioni di destra e sinistra.
Chiedono “pieni poteri” con il 25% delle preferenze, vota un italiano su due, ma loro si dichiarano vincitori.
Per coprire la sempre più crescente disaffezione verso le urne (con l’astensione che in ogni tornata elettorale raggiunge la metà dei votanti) si sceglie il premierato e non la riconquista degli elettori. Premierato che azzera l’ampia e ricca cultura politica italiana per un noi contro loro e che accresce lo scontro sociale invece che valorizzarlo e rappacificarlo. Riforma che, per colmare la mancanza di sostegno degli elettori, tenterà di accentrare più poteri possibili tra il sempre meno entusiasmo degli elettori.
Tutto questo non è un regime?
Questo sistema bloccato si manifesta quotidianamente anche nei media, infatti, ogni giorno i protagonisti della “politica tribale” vanno in scena nei talk show.
Uno scontro perenne che si ripercuote anche nelle Istituzioni.
L’analfabetismo istituzionale tira per la giacchetta perfino il Presidente della Repubblica, costretto a ricordare a tutti i protagonisti politici e dell’informazione che: "Il Presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa. È quell'atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità”. Sergio Mattarella, 6 marzo 2024.
Questo sistema non funziona, superiamolo o il declino non si fermerà.
Grazie per l’attenzione.